A CELICO ATTESE DELUSE. LA TERZA LISTA NON QUAGLIA E IL SUO UOVO SQUAGLIA IN UN CALDO GIORNO DI SCIROCCO.
L’uovo, per tutte le culture antiche, aveva un valore simbolico enorme: era il simbolo della vita e della rinascita.
Le origini dell’uovo di cioccolato, sono da ricondurre al re Sole, Luigi XIV. Fu lui che per primo, a inizio Settecento, fece realizzare un uovo di crema di cacao al suo chocolatier di corte.
A Celico, prima e dopo la Pasqua, un altro Luigi (XVII) ha cercato di farsi realizzare, dal suo chocolatier personale , un uovo di quaglia spacciandolo per quello di un falcone.
Ma alla prova della rottura, dall’uovo, invece di un pulcino di rapace, si è trovata la manifesta inelegibilità alla carica di sindaco, in conflitto con quella di liquidatore unico di SOGED, società partecipata della vecchia discarica, che non riesce a “quagliare” con la chiusura del bilancio.
“Dopo il “TU O NESSUNO”, la proposta di ricorrere ad un uovo di riserva con dentro un pulcino covato dalle sue terga non avendo trovato i consensi degli altri consiglieri, ad oggi da una probabile vittoria si trova a scontare, senza combattere, una ingloriosa e imprevista sconfitta virtuale.
Eppure quel pulcino, pur costretto a nascere da un uovo di quaglia, poteva avere delle ottime chance di diventare figlio di un rapace, per accertato DNA , compatibile con quello del locale Partito Democratico. Un recente sondaggio infatti, pur se limitato a 730 elettori di Facebook, aveva dato delle precise indicazioni sulle sue possibilità di rivaleggiare ad armi pari sia con il pulcino dei Pentastellati che con il falcone del PD.
Quali risvolti avrà questa campagna elettorale è ancora presto per dirlo, anche se brindisi annunciati con champagne del Cannavino, acccompagnati con crostini di caviale del Mucone e pagnotte farcite di salami lagaronensi, preludono alla convinzione, da parte degli ex compagni, di ottenere una facile vittoria.
Gli altri stanno a guardare fiduciosi l’evoluzione degli eventi; velati sussurri sulle ali di brezze primaverili alimentano speranze negli occhi di chi ancora spera di riveder, dopo tante nebbie, oltre al sole anche la luce delle stelle. Ma l’ipotesi più accreditata resta quella di un’uscita dall’uovo elettorale di un cospicuo numero di schede bianche, alcune annunciate, altre previste da un canuto e barbuto veterano, incontrastato dominatore della politica locale, un dì paragonabile più alla famiglia dei felini che a quella attuale dei pennuti.
La logica vorrebbe che gli “Arancioni” per evidenti parentele di cromie crepuscolari, susseguenti, per le attuali vicende, di più al tramonto del sole che al precedere dell’alba, si tingano di giallo per dare una speranza ad una nuova alba per un paese che rischia, con la discarica e con quella dismessa, ancora non messa in sicurezza, di essere chiamato i “Casali del Manganese”.
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