DAI TRIBUNALI DELLA STRADA AI TRIBUNALI DELLA MONNEZZA

DAI TRIBUNALI DELLA STRADA AI TRIBUNALI DELLA MONNEZZA

LETTERA APERTA DI MAURO MELLINI AL “PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DELLA STRADA”

“D’ordine di Monsignor Ill.mo Presidente del tribunale delle strade è proibito ad ogni persona di fare in questo luogo lo immonnezzaro…” Al centro di Roma, nei vicoli della Città vecchia si leggono molte lapidi rimaste lì da secoli. Quasi nessuno se non magari, un erudito turista straniero, più le legge, sono pezzi di muro. Ma questa storia del tribunale e delle sue disposizioni sul non fare” lo immonnezzaro” (che, implicitamente autorizzavano a farlo un po’ più in là) mi ha sempre incuriosito. Che c’entrava il tribunale con il modo di smaltire la poca immondizia (non c’erano allora involucri di plastica e non si sprecava niente…”)?  Che a dirigere se non gli scopini, che non c’erano, le scope della Capitale del Mondo Cattolico fosse un Tribunale e che il Presidente (allora non c’erano Aggiunti e tanto meno Aggiunte, ma solo alti prelati arrivati a farne parte) avesse il compito di stabilire dove ammucchiare le immondizie e dove invece non farlo, mi sembrava assurda, incomprensibile. Poi, studiando un po’ di storia del diritto, venni a sapere che la distinzione tra potere giudiziario e potere amministrativo era stata introdotta dall’illusionismo e poi dalle legislazioni moderne, da quella “unitaria”. Così era finita, relegata in un passato di confusione dei poteri e di illimitatezza del potere, la cura delle delle strade e della nettezza urbana (si fa per dire) da parte, nientemeno, di un Tribunale di “giudici” in toga ed abito talare con alla testa un Monsignore Presidente Ill.mo. Ma la storia talvolta, pare andare a ritroso. C’è in corso un indiscutibile ritorno alla mancanza di distinzione e separazione dei poteri. Se il giurista “curialista” Odofredo sentenziava “Dominus Papa, ratione peccati intromittit se de omnibus” (il signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto) oggi “Quisque togatus, ratione criminus et praventionsis” e per salvarci dalla corruzione e dagli abusi “si impiccia di tutto” anche della monnezza come direbbe Odofredo e sembra abbia una voglia sfrenata di gestire l’amministrazione attiva e le Amministrazioni. E porre e disporre in fatto di raccolta e lo smaltimento della “monnezza”. Una raccolta e uno smaltimento (ma per lo più si accontentano di colossale discariche) di tipo giudiziario. La loro intromissione in questo difficile problema di tutte le amministrazioni locali avviene, infatti “ratione peccati”, cioè “ratione criminus”. Per pulire le Città ci vogliono buone incriminazioni. Intanto perché si possa intromettere, qualche magistrato, resuscitato Monsignor Ill.mo Presidente delle Strade o suo vice, per pulire le strade a suo modo e poi per smaltire sporcizia e “monnezza” procede a colpi di codice penale. Tutto ciò mi veniva alla mente considerato il caso del Presidente del Consorzio del Crati che, avendo raccomandato, a quanto sembra, al gestore della nettezza urbana di Cosenza oramai dato in appalto, di mandare l’autospazzatrice a fare un po’ di pulizia in un certo posto avanti all’immobile di un tale che si era lamentato della sporcizia, è stato, dal Tribunale, tornato a svolgere il ruolo del Tribunale delle Strade della Roma Pontificia, sospeso, in via cautelare, non “a divinis”, non essendo un sacerdote, ma dalla sua carica presidenziale dell’Ente ormai spogliato del servizio di nettezza urbana perché dato in appalto. Se alle lapidi non fossero state sostituite le carte e le schede telematiche, i posteri avrebbero potuto leggere sul muro di quell’edificio cui quell’ “abuso d’ufficio”, secondo la politica scopatoria del resuscitato (e spostato di sede) Monsignor del Presidente Ill.mo del Tribunale delle Strade assicurò privilegio questa scritta: “D’ordine del signor G.I.P. del Tribunale delle Strade è proibito a qualunque persona impedire di fare lo immonnezzaro in questo loco sotto pena di sospensione cautelare di ogni carica ancorché elettiva ed altre pene e misure di prevenzione a discrezione della fantasia interpretativa di esso e d’altri Monsignori”. E già, perché l’interpretazione pare anch’essa tornare al passato. L'”interpetratio” dei Giuristi Romani dell’epoca imperiale dove non c’era e diveniva ( restando a lungo)  essa stessa fonte del diritto. E, non dimentichiamolo la storia è “magistra vitae e malavitae” che l’interpretazione nacque come scienza, per così dire liturgica: i sacerdoti Auguri interpretavano il volo degli uccelli e da esso, s’avesse da fare pace o guerra e qualsiasi altra cosa. Oggi, si direbbe, se l’abbia o no da scopare e deve dove rimanere lo “immunezzaro”, Sempre magari, in base al volo degli uccelli. 

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