CASALI DEL MANCO: LA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI

CASALI DEL MANCO: LA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI

La Romagna, forse per il carattere sanguigno e schietto dei suoi abitanti, è una terra piena di storie e di racconti, molti dei quali tramandati di generazione in generazione, magari per far passare il tempo nei lunghi inverni, dentro la stalla assieme ai buoi ed ai cavalli per riscaldarsi.

Tra le tante abbiamo scelto una storia vera, accaduta a Ravenna tra il 1865 ed il 1871, agli albori del Regno d’Italiala storia degli accoltellatori.

La setta degli accoltellatori si era formata come società segreta tra un gruppetto di persone appartenenti alla Società di Mutuo Soccorso di Ravenna, fino ad arrivare a 23 adepti.

Si trattava per lo più di uomini provenienti dai settori più radicali del repubblicanesimo ravennate che, dopo l’annessione delle Romagne al Regno d’Italia al termine della seconda guerra d’indipendenza, furono emarginati dal nuovo governo monarchico che vanificò così gli sforzi compiuti da questi personaggi che si erano coraggiosamente battuti per la patria unita. Infatti la connotazione politica soprattutto per i primi delitti, era molto chiara, essendo le vittime alti funzionari dello stato monarchico.

Va però detto che dietro l’uso della violenza della setta degli accoltellatori non erano estranee manovre provocatorie da parte di alcuni influenti personaggi che perseguivano un disegno restauratore che, dall’ambito locale, avrebbe allargato le sue trame a livello nazionale.

Come scriveva G.B. Vico nei suoi “corsi e ricorsi storici” che rappresentano il cammino dell’umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione….

…Voci in cammino nei vicoli e nelle piazze dei Casali del Manco, dopo sussurri in pantofole, parlano di ex sindaci del PD pronti a saltare sul carro del probabile vincitore delle prossime elezioni amministrative. Voci che al candidato del PD uscito dalle primine, più che sussurri, se confermate, debbono essere sembrate delle vere e proprie coltellate alla schiena, dopo le frecciate onomatopeiche sul costato che ne hanno definito, per discendenza genealogica, la stirpe di “Martire”. L’addestramento di questi ex sindaci del PD ad “Accoltellatori” del proprio partito proverrebbero da velati suggerimenti di un probo consigliere regionale, in rotta di collisione con gli apparati,  che alle prossime elezioni, sembra vogliano candidare  al suo posto, l’attuale segretario provinciale.

Il suo ruolo sottobanco, si dice, sia il frutto di una riunione carbonara tenutasi a Cribari, poche sere fà con questi novelli sicari, per consolidare un cartello civico, contro il candidato ufficiale del PD, per assicurarsi, a scapito del candidato in pectore di Oliverio & C.  nel caso di una sconfitta elettorale in casa, la sua candidatura alle prossime elezioni regionali. Ma queste sono solo voci in cammino, sussurrate ad arte dai suoi denigratori, per sminuire il suo impegno civico dimostrato in tutto il suo iter politico regionale. Come non si può ricordare la sua dura battaglia per la chiusura della discarica di Celico, conclusasi con un successo, anche se durato pochi mesi. Nessuno avrebbe mai immaginato, per sua sfortuna,  che la riapertura voluta da Oliverio gli avrebbe tolto oltre alla candidatura anche le prime tre sillabe alla parola “successo”.  

Questo è un processo alle intenzioni che non merita, ma se tutto si dovesse dimostrare fondato,  saranno  gli elettori del PD a togliere stavolta, alla parola “processo”, di nuovo le prime tre sillabe, con tutte le conseguenze semantiche che ne deriverebbero per la sua futura carriera politica. Resta comunque, considerare questi ipotetici comportamenti una modalità di ripiegamento sull’esistente  di un presente logorato dall’ingordigia; l’ingordigia di un potere che sfocia nel desiderio sfrenato dell’illusione edonistica.

 



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