NON HO PIU’ NULLA DA MANGIARE, CONTE PENSACI TU!

NON HO PIU’ NULLA DA MANGIARE, CONTE PENSACI TU!

Cosenza. Oggi è una bellissima giornata di sole ma non avendo un terrazzo non posso godere del suo calore.  Dopo quasi un mese di quarantena la inizio con un aperitivo: un bicchiere d’acqua con una bustina di Idrolitina, quella che per i poveri dovrebbe emulare la schweppes soda, accompagnato con un pò di pane in crosta, anche un pò ammuffito, vecchio da una settimana, da quando l’han portato a casa gli amici caritatevoli di padre Fedele. Per il primo, di solito mi portano, orecchiette con acciughe, capperi e cicorie, rigorosamente senza aglio, ma da un pò di giorni nessuno bussa alla porta per cui oggi, per tenermi leggero, solo una rimanenza di cicorie, rigorosamente con uno spicchietto d’aglio, l’ultimo rimasto.

Per il pane fresco, non potendo soddisfare il palato, oggi mi delizio l’olfatto con il profumo che viene dal forno antistante la mia finestra, in un alloggio popolare del centro storico. Vado a rovistare nella mia cantina, un piccolo ripostiglio di un metro quadro, alla ricerca dell’ultimo cartone di Tavernello, donatomi dalla Curia Cosentina nella cena di Natale, ormai diventato aceto, e che terrò buono per innaffiare quel poco di cicoria rimasta per il pranzo.

L’aceto e il profumo inebriante dell’aglio fanno la differenza e l’amarognolo di un rimasuglio di tarassaco, che risulta fondamentale per l’equilibrio del piatto, mi induce ad essere sicuro dell’odore e fiducioso sul sapore. 

Nel frattempo ho acceso il gas per grigliare “U RIZZU” da impiattare con la cicoria. Un 50 grammi di guanciale rancido, che mi ero conservato per cena, che oggi salterò non avendo più nemmeno gli occhi per piangere.

Appena messo sul fuoco squagliandosi a quel poco di grasso è rimasta solo un pò di cotica accartocciata. Dovrei essere deluso ma nell’illusione di avere il colesterolo alto, oltre a placare la fame confondo il mio cosciente che mangiare troppo non fa bene alla salute.

Viene il momento del dolce. A questo punto non mi resta che sognare, addormentato con la testa sul tavolo, un panettone della Premiata Pasticceria San Francesco dei F.lli Rizzo di Spezzano della Sila. Un amalgama di fragante morbidezza con un agrumato profumo ed un avvolgente sapore.

Il sogno continua.  Il dolce viene accompagnato con un Neostos passito 2013. Un connubio perfetto. La modesta dolcezza ed il gusto, predominante, di fichi secchi, del vino, si sposano benissimo con l’avvolgente pasta, del panettone, giustamente acidificata con la farcitura di pregiati canditi.

Mi sveglio che è già ora di cena, deciso a saltarla per non affaticare lo stomaco. Mi sento bene. Stanco, ma felice. Solo un po’ di amaro in bocca. Forse ho esagerato con il Tarassaco. Forse!!!
“Quando sogna, l’uomo è un gigante che divora le stelle!.
(Carlos Saavedra Weise)
Io oggi ho divorato di tutto, compreso il Coronavirus

da uno sfogo di Francesco Fiele,

disoccupato con l’amaro in corpo, lavoratore saltuario in nero, che, con la pandemia, di nero vede solo il suo futuro. Ripone, come riferito alla nostra redazione, piena fiducia nel Presidente Conte, ribadita dal Ministro Spadafora contestato dalla stampa leghista, per un briciolo di solidarietà, anche in nero, perché col Coronavirus un tozzo di pane non lo si nega a nessuno. 

 

 

 

 

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